Caro Antonio,
non ci vediamo da molto tempo, forse da prima di Pasqua.
Ricordi? Eravamo in circolare assieme, salivamo a Carlentini. Tu per
passeggiare e io per lavorare. Ci siamo fatti anche una foto assieme anche se
non è venuta bene. Quando siamo scesi ti ho preso a braccetto e ti ho portato
verso il Market dove lavoravo, ma a un certo punto non so il motivo, forse perché
hai visto il mio capo, e ti sei imbarazzato, mi hai lasciata bruscamente
dicendomi che avevi dimenticato qualcosa da fare. Io ti ho aspettato e ho anche
guardato spesso la strada ma non sei più tornato, quasi quasi mi scappava pure
da ridere, pensavo chissà a cosa ti fosse mai venuta in mente. Ti ho conosciuto
sempre a lavoro, perché amavi girare sempre in posti dove c’era da mangiare, e
io ho lavorato quasi sempre in quei posti. Ti prendevamo in giro perché eri un
maestro ad estorcere un panino al cliente che capitava sotto tiro. Ci cantavi
la canzone di S. Alfio, e a fine anno quelle natalizie. Il tuo pseudo inglese
era fenomenale, ma avevi una bella voce davvero. Ti prendevamo in giro, vero e
qualche volta pure ti arrabbiavi, ma lo facevamo per scherzare e ti volevamo un
mondo di bene, perché eri un buono. Eri come un bambino nel corpo di un
anziano. Eri ricoverato in una casa di riposo anche se ci dicevi che eri lì
solo per dormire e la mattina andavi subito via perché c’erano alcuni vecchi
che ti facevano svegliare presto. Alle 5 e mezza di mattino eri gia nel centro
e ti aggiravi in cerca di colazione e spuntini, ma anche perché amavi stare con
le persone, e noi amavamo stare con te, anche se non tutti ti apprezzavano.
Ricordo benissimo quando andai tutte le furie un giorno che un conoscente
asserì di non volerti dare la mano perché ‘chissà da quando non ti lavavi’. La
sua anima è molto più sporca di quello che pensava fosse la tua mano. Eppure mi
rattristava pensarti alle 5 di mattino fuori per chissà quale motivo, o forse
semplicemente di testa tua, nelle fredde mattinate d’inverno e sotto la
pioggia. Ma se così era, qualche amico che ti dava un passaggio in auto lo
trovavi sempre. Non so niente di te, tranne quello che ho sentito dire: che eri
un gran lavoratore, che avevi solo la mamma ma l’hai persa da ragazzo, che il
tuo papà forse era tedesco eccetera eccetera. Non importa, io ora voglio
pensare solo alle tue canzoni, alle tue grandi risate, al tuo essere devoto, le
processioni di S.Alfio, e la banda dietro di te. Se per strada qualcuno che
conoscevi non ti vedeva gli gridavi: “Poco Serioo… Vagabondo!”, e poi scoppiavi
in una fragorosa risata. Sei la Lentini buona e sorridente. Tutto questo. E non
è poco. Vorrei essere stata dentro di te per un istante per vedere se eri
davvero un uomo felice, o se essendo solo, a volte soffrivi dentro e non desideravi dimostrarcelo. Non lo sapremo mai. Sapremo
solo che ci mancherai, e nessuno potrà farci più sorridere come facevi tu.
Nelly
Nessun commento:
Posta un commento