mercoledì 20 agosto 2014

Ex Lavatoio di Lentini: da punto di riferimento a simbolo di decadenza e distruzione



Se volessimo attribuire una simbolica data di morte alla nostra Lentini, senza dubbio potremmo pensare al non molto lontano pomeriggo del 1 luglio 2007, quando un incendio distruggeva un edificio di forte importanza storica e perché no, romantica nel cuore dei lentinesi: l'Ex Lavatoio di Via Focea. E' un simbolo. Il simbolo della distruzione avvenuta di una città madre di poeti, scrittori, e liberi pensatori, ma anche di umili cittadini lavoratori ora relegati all'oblio di un quartiere dormitorio di una Catania che negli anni ci è diventata molto più vicina, e di un polo commerciale rivelatosi ben più appetibile di un paese seppellito dalla crisi e dalla strafottenza della malpolitica, e il cattivo senso civico di alcuni. Gli sciacalli hanno distrutto l'Ex Lavatoio, la politica locale sembra averlo seppellito, ma i ricordi che il luogo in questione rievoca non moriranno mai. I lentinesi non dimenticheranno mai. Chi meglio di colui che ha amato e amerà anche da lassù Lentini a prescindere, poteva descrivere una perdita così importante quel maledetto pomeriggio d'estate:

Per oltre vent’anni e fino a ieri l’Antico Lavatoio è stato l’Agorà della città: è stato il luogo dove si sono tenuti gli incontri, i dibattiti, i convegni, i congressi di partito, il battesimo di nuove formazioni politiche, recital di poesie, la presentazioni di liste e di candidati, la presentazione delle squadre di calcio ad inizio stagione, le rappresentazioni e i saggi scolastici, ma anche qualche concerto, qualche rappresentazione teatrale.
Io e la mia vasta cerchia di amici vi abbiamo tenuto la presentazione di tutti i San Valentino, le serate delle Cicogne (una dedicata alla poesia di Papa Giovanni Paolo II, una a Carlo Lo Presti, una a Sebastiano Addamo, una a Nino Uccello, una ai sindaci-poeti di Lentini, Carlentini e Francofonte…).
Il Kiwanis club, tra le tante iniziative, vi ha tenuto molte edizioni del premio Nazionale di Poesia dialettale intitolato a Ciccio Carrà Tringali. Vi si sono tenute mostre d’arte, presentazioni di libri (Cardillo, Cardello, Tinnirello, Siracusano, Martines, Zagarella, Cannone, io stesso).
Sul suo piccolo palcoscenico sono passati il senatore Macaluso, il giudice Santiapichi, lo scrittore Vincenzo Consolo, il professore Sylvano Nigro, il Filosofo Manlio Sgalambro, lo scrittore Sebastiano Addamo, il regista e scrittore Turi Vasile, don Ciotti, tutti i politici della provincia ancora in auge, dal presidente della provincia Marziano agli on.li Santi Nicita, Rino Piscitello, Centaro, Zappulla, De benedictis, Consiglio…
Ora questo luogo non c’è più.   Guglielmo Tocco

L'ex Lavatoio è stato costruito agli inizi dell'800 e diventò subito un punto di incontro per le donne del paese che vi si recavano per lavare i propri indumenti e per 'cuttigghiare'. Con il dopoguerra e il servizio idrico garantito in casa,  il comune di Lentini  decise di tramutarlo in auditorium comunale. Fu ristrutturato e raffinato, le poltrone e un palco presero il posto delle vasche, e furono impiantati i servizi igienici. Una vera e propria svolta culturale che lo impreziosì transformandolo in un vero punto di ritrovo e teatro di eventi culturali, musicali, incontri giovanili, mostre e presentazioni di libri. Un isola felice che animava il paese e lo faceva sentire vivo e importante. Un'altra importante chiave di lettura è l'articolo dell'amico Emanuele Gentile in girodivite.it:

Che tristezza passeggiare per le vie di Lentini. Si è circondati dai rumori della modernità. Automobili. Motorini. Cellulari. Radio. Altro ancora. Ma manca – terribilmente – il rumore tipico della vita. Il brusio prodotto dal parlare della gente. Segno rivelatore che c’è vita in Città. Purtroppo, ai giorni d’oggi, Lentini è tutto fuorché un agglomerato urbano dove pulsa la vita. Chi dovesse visitarla riceverebbe una strana sensazione. Quasi nessuno per strada. Ma un mare di automobili a bloccare perennemente le sue vie e viuzze. Una melanconica metafora dei tempi moderni. Tempi moderni che vedono Lentini ridotta a un assordante quanto irreale silenzio.
Il silenzio a Lentini assume un carattere del tutto particolare. Quando a Lentini c’è silenzio, significa che qualcosa sta mancando. Si spegne. Cessa di esistere. Non funziona più. Giace esanime. Chi abita Lentini comprende cosa sta succedendo. Fa troppo la differenza con un passato, anche recente, foriero di luminosissime glorie. Gli anziani spesso mi tratteggiano una Lentini “migliore Città di Sicilia” oppure “tutti venivano a Lentini”. Ora la malinconia suona le sue mestissime note. Si avverte una Città e una comunità attonite. Dov’è quell’elan vital marchio distintivo di una Città culla del “Premio Letterario Città di Lentini”, della celeberrima “Piazza Rossa” o del suggestivo "Castrum fest"? Forse se l’è portato via “Gaetano” – il cane – allorquando decise anche lui di togliere il disturbo.
Simbolo di questo silenzio è lo scheletro annerito dalle fiamme dell’Auditorium ex-Lavatoio di Via Focea. Giace privo di vita da quando un devastante incendio lo sottrasse agli affetti dei suoi simili un paio dianni fa. Perché vedete – cari lettori – per i lentinesi l’Auditorium ex-Lavatoio non era una semplice costruzione. Era uno di loro. Un concittadino a tutti gli effetti. Caso più unico che raro in tutto il mondo. Una costruzione che rappresenta in maniera coinvolgente il cuore di una comunità. A Lentini l’identificazione fra Città e Auditorium ex-Lavatoio aveva dolci similitudini con l’affetto che un padre porta per il proprio figliolo.
Era il luogo eletto dai lentinesi, e non solo, per incontrarsi. Per discutere alla luce del sole. Per confrontarsi sui mille aspetti multiformi della vita. Egli – l’Auditorium ex-Lavatoio – accoglieva tutti. Senza distinzione di razza, ceto, classe, formazione. Si offriva generosamente a quanti volevano contribuire al miglioramento della vita di tutti noi. Ogni settimana il programma delle manifestazioni assumeva i caratteri di un arcobaleno. Lunedì politica. Martedì teatro. Mercoledì danza. Giovedì la presentazione di un libro. Venerdì voce all’associazionismo. Sabato recital di poesie. Domenica concerto folk. Ogni giorno apriva le sue porte alla Città e al mondo. L’agorà dove Gorgia fissò le leggi della sofistica aveva assunto nuove sembianze. Quelle dell’Auditorium ex-Lavatoio. L’agorà per eccellenza. Un’agora che testimoniava la vivacità di una comunità da sempre riconosciuta per la facondia culturale e imprenditoriale dei suoi figli.
L’Auditorium ex-Lavatoio era davvero un luogo-luogo. Cioè uno spazio dove territorio, storia, cultura, valori civili e nobiltà si manifestavano con tale espressività da lasciare basiti i forestieri in visita presso le nostre contrade. Un luogo sintomatico di una comunità. Un luogo dove un insieme di cittadini si incontrano e, dibattendo civilmente, disegnavano l’avvenire della Città. Città che si sente orfana di questo luogo eletto. Infatti, se ci fate caso Lentini ha cominciato a non avere un futuro da quando l’Auditorium ex-Lavatoio andò a fuoco. Un fuoco simbolico. Un fuoco che ha bruciato non solo il manufatto, ma la Città stessa. Nessun luogo è stato più importante quanto l’Auditorium ex-Lavatoio di Via Focea. Persino l’Aula Consigliare di Via Galliano scompare al suo cospetto.
 Nei cuori e nella memoria dei lentinesi resta un vuoto davvero difficile da colmare, e la triste realtà e che tra promesse e proclamati fondi da stanziare per la ricostruzione dell'Edificio, sono passati 7 anni, e la sua carcassa è ferma lì che sembra volerci dire: "svegliatevi, risvegliamoci assieme", siamo in tanti ad avvertire questo richiamo:

Qutti quatti son passati un pò di anni dal suo incendio.
Quanti? cinque, sei ..... Son passati nel silenzio, si sono celati alla vista di qualcuno ...
Il lavatoio di Lentini.
Cosa è un Lavatoio?
Una lavanderia comune alle donne del luogo.
Una volta non c'erano le lavatrici, nemmeno l'acqua in casa .... Si lavava al fiume.
Nella stagione invernale non era comodo andare al fiume, ecco, il Lavatoio.
Una struttura capiente, una grande vasca, tante donne, tanto cicaleccio, tante confidenze, tanti gazzettini .....Tanta vita.
Con la modernità il Lavatoio non è stato più necessario.
L'ex Lavatoio di Lentini ha dato spazio ad un Auditorium.
Recite, conferenze, presentazioni di libri, mostre, musica, incontri .... Nuovamente tanta vita.
Un brutto giorno d'estate arriva il fuoco.
Un fuoco distruttivo.
Alte fiamme.
Puzzo di bruciato.
La via che brucia.
La cultura oltraggiata, violentata, insultata,offesa.
Una città violentata.
Se le mura potessero parlare.
Si è sperato nel recupero, nel ripristino ....
La classe politica, forse, non ha compreso.
Mancano i soldi .... Eterno dramma.
Forse l'interesse sonnecchia .... Cosa serve per scuoterlo e svegliarlo?!...

QUOT HOMINE, TOT SENTENTIAE.

L'ex lavatoio è al suo posto.
Mostra le sue ferite.
Fa sentire il suo dolore.
Si è parlato di incendio doloso. Gli autori del dolo non provano nessuna prurigine?
Forse hanno una cosciènza pseudomorfa ......



Rosaria Privitera

Le lacrime non fanno miracoli, ma le parole spese dai nostri tre concittadini non sono nemmeno paragonabili al fuoco che nel luglio 2007 ci ha fatto dire addio a quel palazzetto, calde e intense. Forti e roventi. Noi Lentinesi ci siamo gia scottati ma non permetteremo più che diano fuoco ai nostri sentimenti. Quelli dell'amministrazione ci volevano incantare con parole ad effetto e promesse di ricostruzione già dal 2009. E' facile chiamare i giornalisti e annunciare mari e monti, è uno scenario che ormai conosciamo abbastanza bene. E dopo tutti questi anni è ancora tutto fermo e distrutto come prima.

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